Scopriamo la “folle idea” di far convogliare gli attuali 28 comuni carnici in uno solo, attraverso un’intervista con Igino Piutti, l’ideatore di quello che lui stesso definisce “l’uovo di Colombo”
La marcia verso il comune di Carnia per alcuni equivale a una irresponsabile camminata tra le nuvole, per altri invece è la via giusta per l'autogoverno di questi territori
Barba quasi socratica. Sguardo che indirizza altrove quando raccoglie le idee, per poi piantartelo addosso nel momento della sintesi. Un passato da sindaco di Tolmezzo nel periodo della ricostruzione del post terremoto (a proposito, qui gli utili consigli che ha dato ai sindaci aquilani: http://ipiutti.blogspot.com/2009/04/ai-sindaci-dellabruzzo-teremotato.html). Un presente da disilluso dai politici, ma non dalla politica. Igino Piutti ha lanciato un sasso nello stagno: creare un comune di nome Carnia, “Non propongo di accorpare i 28 comuni esistenti, ma di creare un comune nuovo, che li sostituisca” (La proposta si legge qui: http://carniafutura.blogspot.com/). Secondo il canuto tolmezzino originario di Cazzaso, un comune del genere avrebbe il vantaggio di essere il quinto della regione, con le competenze forti dei comuni, più quelle delle Comunità montana. Con la possibilità di insistere su un territorio dotato di una precisa identità: la Carnia; di godere dell’elezione diretta, di avere un unico piano regolatore, di gestire servizi, istruzione, turismo, sport con una dimensione comune e comunale. Gli svantaggi? A suo parere solamente “La perdita della fascia di sindaco da parte di 27 soggetti ridotti al rango di presidenti della circoscrizione comunale”. Si tratterebbe di un “Comune montano”, secondo la lettera della legge 142 del 1990, che prevede la possibilità di trasformare la Comunità montana di Comune montano, appunto.
Io sono il sindaco, mettiamo, di Paularo. Mi convinca ad aderire alla sua ipotesi di Comune unico… (altro…)
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