Oggi questa montagna è incantata, e incantevole, ma 65 anni fa i prati di malga Pramosio “grondarono” sangue di vittime della squadraccia nazifascista, protagonista dell’eccidio della Valle del But.
La messa in ricordo delle vittime dell'eccidio di malga Pramosio, avvenuto il 21 luglio 1944
E come firma: due tappi di legno. Ficcati a sfregio dove avevano abusato di loro, prima di ammazzarle. Furono ritrovate così, sotto frasche di abete, Massima Delli Zotti e Paolina Tassotti. Questi i nomi delle due donne: 53 e 45 anni, violentate e uccise dalla banda di nazisti e repubblichini che seminò panico e morte il 21 e 22 luglio di 65 anni fa. Prima di loro, seviziate lungo la strada che porta alla malga Pramosio, in comune di Paluzza, ne avevano uccisi altri 16. Ventidue in tutto le vittime della banda lungo la Valle del But.
La Comunità Montana della Carnia ha avuto il merito di mettere in piedi una serie di manifestazioni a ricordo dell’eccidio, che si concluderanno domenica 26 luglio alle 21 a Cercivento con il concerto di Lino Straulino e Mitili FLK.
EPICA TRAGICA. Il culmine lo si è vissuto con la messa in ricordo delle vittime tenutasi nella cappella di Pramosio. Luogo epico, malga Pramosio. Di un’epica tragica, come spesso lo è quella che germina dalle pieghe della guerra. O che le pieghe, anzi: le piaghe, le crea. Si pensi solo al fatto che a poche centinaia di metri di distanza dalla cappella, c’è il luogo (e la lapide in ricordo), dove fu freddata nel 1916 Maria Plozner Mentil, portatrice carnica di Timau colpita da un cecchino dell’esercito austorungarico. Quella era la prima, di guerra mondiale, quando il profilo delle montagne di confine tra Italia e Austria dardeggiava fuoco e fumo, come fosse una catena di vulcani. Invece erano i tiri incrociati delle artiglierie nemiche. Così raccontò chi vide: Pal Piccolo, Pal Grande, Freikofel sembravano vulcani.
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