Agnola invoca anche la compartecipazione dei comuni agli utili dell’impianto
L’Italia dei Valori si schiera a favore dell’interramento dell’elettrodotto Wuermlach-Somplago. Lo afferma il consigliere regionale Enio Agnola, che sull’onda di quanto espresso dal Circolo dell’Idv di Tolmezzo e dai comitati cittadini intervenuti, esprime forte contrarietà rispetto all’ipotesi che l’elettrodotto venga realizzato attraverso il tracciato aereo. Sulla questione Legambiente aveva anche presentato una memoria in cui si giudicava il progetto devastante.
“E’ assolutamente necessario – spiega Agnola – che siano prese tutte le misure per tutelare al meglio la salute dei cittadini, e in questo senso il tracciato interrato, seguendo la procedura di Vas, darebbe maggiori garanzie rispetto a quello aereo”. Meglio, quindi, per il consigliere regionale dell’Italia dei Valori, far correre i cavi sottoterra.
“Un’opera che – aggiunge il dipietrista riferendosi a quella per via aerea – potrebbe avere alti livelli di impatto ambientale e di disturbo del territorio che danneggerebbero pericolosamente un’area di forte vocazione turistica, caratterizzata dalla presenza di siti, insediamenti e monumenti di rilevante importanza. L’impressionante ingombro dei tralicci del tracciato per via aerea sarebbe tale da sovrastare di gran lunga ogni manufatto, rilievo morfologico o coltre arborea e quindi sarebbe visibile a perdita d’occhio, da chilometri di distanza. Ci sono inoltre inquietanti elementi legati alla potenza di questo tipo di impianto e sugli effetti sulla salute dei residenti e le conseguenze per le sottostanti attività agricole e zootecniche“.
Oltre a spingere per la realizzazione del tracciato interrato Agnola aggiunge: “Sarebbe opportuno che i comuni interessati dall’attraversamento venissero coinvolti con una compartecipazione sugli utili dell’elettrodotto, a titolo risarcitorio per il forte impatto che comunque un’opera così importante porterà nei territori investiti”.
(Fonte: agenzia consiglio notizie)
Tanto per sottolineare che l’opzione zero è possibile vi do questa informazione scaricabile dal sito: http://www.blogeko.it/2010/energia-elettrica-e-riscaldamento-solo-da-fonti-rinnovabili-ci-riescono-15-comuni-tutti-di-montagna/
Meditate gente!
“Energia elettrica e riscaldamento solo da fonti rinnovabili. Ci riescono 15 Comuni, tutti di montagna
Non so se ci avete fatto caso. Sono tutti in montagna, aggrappati alle Alpi, i 15 Comuni italiani in grado di soddisfare per intero i bisogni delle famiglie utilizzando esclusivamente energie rinnovabili. Non solo l’elettricità ma anche il riscaldamento.
Si trovano nelle province di Aosta, Trento e Bolzano. Luoghi dove il clima è un po’ diverso rispetto a quello della Sicilia ridente di sole. Luoghi dove, anche nella più sobria delle case, non basta tenere in funzione l’impianto di riscaldamento per sei mesi come nella Pianura Padana.
Eppure i 15 centri ce le fanno con le fonti rinnovabili. Un piccolo miracolo ecologico italiano, visto che l’attuale Governo preferisce un futuro nucleare a un presente rinnovabile. Il segno, soprattutto, che è possibile farcela ovunque.
Ieri Legambiente ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla diffusione in italia delle energie rinnovabili. Anche se manca la volontà politica di raggiungere l’obiettivo europeo del 20% entro il 2020, in 6.993 dei circa 8.000 Comuni italiani esiste almeno un impianto per la produzione di energia rinnovabile.
I Comuni con almeno un impianto per le rinnovabili erano 5.580 nel 2009; erano appena 3.190 nel 2008.
Il rapporto di Legambiente presenta i 15 Comuni “100% rinnovabili” – quelli che producono tutta l’energia elettrica e termica necessaria ai loro bisogni – come il fiore all’occhiello dell’Italia.
In realtà l’energia elettrica prodotta qui (come altrove) da fonti rinnovabili è quasi sempre scambiata con la rete nazionale: ma basterebbe, e a volte avanzerebbe, per i bisogno di tutti i residenti.
Nell’individuare i Comuni “100% rinnovabili”, Legambiente non ha tenuto conto dell’energia elettrica proveniente dai grandi impianti idroelettrici e da geotermia.
Soprattutto in questi 15 Comuni anche il riscaldamento è completamente fai-fa-te, grazie ad impianti a biomasse allacciati alla rete del riscaldamento.
Eppure, dicevo, si tratta di centri di montagna. Lì fa freddo davvero. Per rendere meglio l’idea della situazione, bisogna tener presente che i Comuni italiani sono burocraticamente divisi in sei zone, dalla A alla F, in base al fabbisogno di energia per mantenere un clima confortevole nell’abitazione.
Ad ogni zona è assegnata una regolamentazione del riscaldamento. i Comuni in zona A sono quelli in cui il clima è più caldo: gli impianto di riscaldamento possono funzionare al massimo per 6 ore al giorno nel periodo compreso fra primo dicembre e 15 marzo. Salvo ovviamente circostanze particolari e annesse deroghe.
Quattordici dei 15 Comuni “100% rinnovabili” anche per gli impianti di riscaldamento sono all’estremità opposta della classifica. Sono in zona F, praticamente privi di limitazione: il riscaldamento, se necessario, può rimanere acceso dalle 5 alle 23 di qualsiasi giorno dell’anno, agosto compreso.
L’altro, il quindicesimo Comune che completa la rosa dei “100% rinnovabili”, è situato in bassa valle, sebbene in montagna. Si tratta di Pollein (Aosta), 550 metri di altitudine, assimilato per le necessità di riscaldamento alla zona E che grossomodo corrisponde – per capirci – alla Pianura Padana: termosifoni in funzione dal 15 ottobre al 15 aprile, per 14 ore giornaliere.
Prendete nota di questi Comuni che, seppur svantaggiati dalla geografia, riescono a scaldarsi solo con energie rinnovabili. Ecco l’elenco. Per ciascuno di essi è indicata fra parentesi l’altitudine.
Provincia di Bolzano
Sluderno (921 metri)
Dobbiaco (1256 metri)
Prato allo Stelvio (915 metri)
Vipiteno (984 metri )
Brunico ( 838 metri)
Lasa (868 metri)
Glorenza (907 metri)
Racines (976 metri)
Monguelfo (1042)
Stelvio (1310 metri)
Provincia di Aosta
Morgex (923 metri)
Pré-Saint-Didier (1004 metri)
Pollein (551 metri)
Provincia di Trento
Cavalese (1000 metr)
Fondo (987 metri)
Sono tutti piccoli centri: l’eccezione è rappresentata da Brunico, che conta circa 15.000 abitanti. Significa che una rete di teleriscaldamento allacciata ad un impianto a biomasse non è necessariamente confinata ad una dimensione lillipuziana.
Questi Comuni di montagna sono riusciti in un’impresa che sarebbe molto più facile a Reggio Calabria o a Messina, dove i termosifoni stanno accesi per un breve spazio dell’anno e per poche ore al giorno. Chapeau.”
Forse è arrivato il momento di rendersi conto che ormai il rinnovabile è una realtà.. che si può fare.. anche da noi sui Monti..
e a pari passo bisogna mettersi in testa che abbiamo la necessità di ottimizzare i consumi di energia e di ridurre gli sprechi.. che ormai sono arrivati a livelli folli..
bisogna imparare dai tedeschi..
Il rinnovabile dovrebbe essere un obiettivo da raggiungere proprio al 100% e se il governo centrale non dà incentivi a sufficienza per impianti privati o proprio li annulla, preferendo il radioattivo uranio, credo che il comune dovrebbe stanziare fondi e anche chiederne alla comunità europea per impianti pubblici e incentivi ai privati.
Appello ai lettori in consiglio comunale: provate a proporre l’ installazione di qualche pala eolica pubblica e lo stanziamento di incentivi comunali a favore dei pannelli fotovoltaici!