Feeds:
Articoli
Commenti

Archive for the ‘A TAVOLA’ Category

Alcune piantine di peperoncino dopo l'impianto nel campo

Prosegue la coltivazione dei peperoncini carnici alla Comunità Piergiorgio di Caneva. In questi giorni sta terminando il travaso delle piante nei campi

Sono circa 6000 le piante di peperoncino che da tre settimane a questa parte sono state piantate nei campi di Caneva e Tolmezzo. Prosegue così l’opera di “solidarietà piccante” presso la Comunità Piergiorgio di Caneva, che Tolmezzo News sta raccontando dal momento della semina. Per la posa sulla terra (altro…)

Read Full Post »

Un'immagine della Festa delle Capre, svoltasi sabato e domenica scorsi a Timau

La premiazione nel corso della 26ª edizione della “festa delle capre” a Timau. La cronaca dell’evento e alcune amare considerazioni sul mancato appoggio di Ersa e Regione FVG, nel racconto degli organizzatori della Pro Loco TimauCleulis

La giornata é cupa. Un cielo livido e ingombro di nuvole basse, gravide di pioggia che non tarderà a manifestarsi, incombe sulla vallata. Deboli aliti di vento umido di tanto in tanto arrivano a far tremolare il fogliame degli alberi. (altro…)

Read Full Post »

Foto-ricetta casalinga: primo piatto di riso con la Silene Vulgaris o Erba di Sileno, conosciuta anche col nome di Strigoli

Protagonista di questa ricetta è un’erba primaverile che in Carnia è chiamata Sclopìt. Per intenderci è quella che, una volta fiorita, se ne esce con un piccolo palloncino alla sommità, che da bambino – e ora durante ritorni di fiamma di spensieratezza – facevo scoppiare schiacciandola sulla fronte. Nel cibario del Friuli Venezia Giulia si legge che le è stato attribuito il nome di Silene proprio per il suo calice gonfio come il ventre del dio greco Sileno, compagno di Bacco. (altro…)

Read Full Post »

Giuseppe Del Fabbro, qui mentre fa scuola alle cameriere al bancone del bar dell'Albergo Roma, diede nome tiramisu al dolce creato dalla moglie Norma Pielli

Incontro con Norma Pielli, che sostiene di aver creato per prima il celebre dolce. A Tolmezzo, provincia di Udine, correva l’anno 1951…

In principio ci fu il burro, poi venne il mascarpone che lo scalzò e segnò la svolta: il “Dolce Torino” (torta catalogata anche da Pellegrino Artusi) con le dovute modifiche sfociò così in una delizia che divenne la preferita forma di tonico rinvigorente dopo escursioni in montagna e giornate passate sugli sci. Correva l’anno 1951 quando dalla cucina dell’Albergo Roma di Tolmezzo, in provincia di Udine, uscì il primo esemplare di tiramisu. Questo è quanto sostiene la creatrice Norma Pielli (classe 1917); a battezzarlo (altro…)

Read Full Post »

Una pianta di peperoncino travasata dalla vaschetta dove era stata seminata in un vaso singolo

Continua il nostro viaggio nella coltivazione dei peperoncini carnici alla Comunità Piergiorgio di Caneva: il travaso

Mentre fuori la primavera sta finendo di sgomitare con l’inverno per guadagnarsi totalmente la scena, dietro le ampie vetrate del corridoi della Comunità Piergiorgio ONLUS Centro Don Onelio a Caneva di Tolmezzo, le migliaia di piantine di peperoncino hanno trovato una sede più comoda. Siamo qui per testimoniare la seconda fase della coltivazione del peperoncino che, (altro…)

Read Full Post »

Le vigne della tenuta Conti Costanti, che per il New York Times hanno prodotto il miglior Brunello di Montalcino del 2004 (foto © Francesco Brollo)

Le vigne della tenuta Conti Costanti, che per il New York Times hanno prodotto il miglior Brunello di Montalcino del 2004 (foto © Francesco Brollo)

Abbiamo scovato l’ex governatore del Friuli Venezia Giulia a Montalcino, per la presentazione dell’annata 2005 del prestigioso vino toscano. Ecco l’intervista e i giudizi dei produttori. Inoltre una puntata in Val’d’Orcia, sulle tracce di un rosso meno famoso, ma non meno interessante

Di profilo, sulla cresta della collina, i cipressi stanno come ombrelloni chiusi nel letargo invernale. Dentro la fortezza di Montalcino si schiudono invece le bottiglie del vino Brunello annata 2005 che, come previsto dal disciplinare, deve essere stato in botte per due anni e immesso in consumo a 5 dalla vendemmia. Dietro uno dei 134 banchetti dei produttori c’è Riccardo Illy, (altro…)

Read Full Post »

Le prime foglie di una pianta di peperoncino seminata nella Comunità Piergiorgio, a Caneva di Tolmezzo

Prima puntata del percorso alla scoperta della “solidarietà piccante”, presso la comunità Piergiorgio

Imperlata d’acqua, una foglia richiama la luce opalescente di questa mattina d’inverno piovoso. Accanto, sotto un paio di centimetri di terra, una piantina incurva la schiena e spinge per sbucare. Siamo in un corridoio della Comunità Piergiorgio ONLUS Centro Don Onelio a Caneva di Tolmezzo. La semina è stata fatta a fine gennaio, e dopo la germinazione oggi si possono vedere già le prime foglioline fare capolino dalla terra dei vasetti. Si tratta delle piantine di peperoncino (altro…)

Read Full Post »

Il reparto "salamoia" della latteria Ovaro - Caseificio Alta Carnia"

ESCLUSIVO – Abbiamo visitato il caseificio oggetto dell’operazione dei Nas

LUINCIS – Nessuna frode nell’esercizio del commercio, nessun abusivismo dei locali, nessun reato e nessuna infrazione del disciplinare Dop del Montasio. L’unico addebito sarà probabilmente solo amministrativo. A tre giorni dalla notizia che ha scosso il mondo alimentare carnico e friulano siamo in grado di fare luce su quanto accaduto e di fornirvi elementi di valutazione, che contribuiscono a estinguere le fonti delle preoccupazione per consumatori. (altro…)

Read Full Post »

Una pianta di peperoncino nell'orto della Comunità Piergiorgio a Caneva

Una pianta di peperoncino nell'orto della Comunità Piergiorgio a Caneva

Festa per il raccolto dei peperoncini coltivati dalla Comunità Piergiorgio a Caneva di Tolmezzo

Le hanno seminate, fatte crescere in vaso, e poi piantate nell’orto. Quindi raccolte, e infine gustate. Ha avuto successo “l’esperimento” mandato in porto dalla Comunità Piergiorgio a Caneva, in collaborazione con Peperoncino Carnia. Se ne sono assaporati i frutti oggi, in una degustazione a base di peperoncino coltivato nell’orto dai disabili che vivono nella sede staccata della Comunità Piergiorgio (Onlus che ha finalità di solidarietà sociale e si propone lo sviluppo integrale delle persone portatrici di handicap).   (altro…)

Read Full Post »

CopertinaIntervista con Annalisa Bonfiglioli, autrice della biografia “Il mondo di Gianni Cosetti cuoco di Carnia” appena data alle stampe

I titoli sono importanti, come le parole che usiamo nel quotidiano. E la copertina di questo libro, nella sua semplicità, reca un genitivo fondamentale per identificare Gianni Cosetti: “di Carnia”. Gianni Mura lo definì Cuocosauro, salvo poi pentirsi perché, come spiega nel ricordo pubblicato a fine volume, “pensavamo che Gianni rappresentasse con orgoglio il passato, invece era sporto sul futuro, era avanguardia e non retroguardia. Era uno che sapeva andare controvento e anche per questo che ci manca e continuerà a mancarci”. Per capire come mai i suoi piatti gli siano sopravvissuti, occorre scavare nelle radici, rivolgersi alle fronde prossime – papà e mamma – del suo albero genealogico e in quelle più remote – tutte le vecchie cuoche di questa terra di confine, ma spesso confinata. È qui, nella capacità tutta sua di racchiudere il territorio in un piatto, che si rintraccia la chiave d’accesso al fenomeno Cosetti. Annalisa Bonfiglioli ha curato una accurata biografia che, affiancata al libro “Vecchia e nuova cucina di Carnia”, ci aiuta a capire non solo come Gianni divenne quello che Veronelli definì “il cuoco più moderno d’Italia”, ma soprattutto perché. (altro…)

Read Full Post »

Viaggio nel gusto con la riedizione del libro di Pietro Adami “La cucina Carnica”, presentato a Raveo nel secentesco Romitorio, per l’occasione aperto al pubblico

L'interno del romitorio francescano del Monte Castellano a Raveo

L'interno del romitorio francescano presso il Monte Castellano a Raveo

Gradini scavati nel tufo, una vecchia bisaccia di pelle appesa ad un antico appendiabiti in legno. E per tetto una schiera di embrici di terracotta. Tracce di un tempo che fu e che per un giorno è stato riportato in moto, ad opera della Biblioteca dei sapori, che sabato 1 agosto ha presentato la riedizione del libro “La cucina di Carnia” di Pietro Adami. Come scenario il prezioso Romitorio francescano presso la chiesa della Madonna del Monte Castellano, a Raveo. Ad animare l’evento, oltre all’autore Adami, il sindaco di Raveo Daniele Ariis, il giornalista Bepi Pucciarelli, Silvana Schiavi Fachin e Uberto Pecol. Silenzio, pace, e verde smeraldo a incorniciare per una giornata i prodotti della cucina carnica, anch’essa figlia di silenzi. Una specie di assonanza tra il pauperismo praticato dai francescani e quello obbligato di queste genti, che si sono ingegnate nel tempo a far fiorire ricette dalle combinazioni dei pochi ingredienti a disposizione. Ricette della tradizione per l’occasione uscite dalla carta del libro (a proposito, presenta una esauriente catalogazione delle innumerevoli ricette dei cjarsons) e diventate materia.

Read Full Post »

1997: il prestigioso quotidiano New York Times spedisce una propria inviata a Tolmezzo, per provare la cucina dello chef carnico Gianni Cosetti, che viene promossa con il massimo dei voti. Ecco la traduzione dell’articolo, che pubblichiamo in occasione della serie di manifestazioni che ricordano il cuoco al  Museo Carnico di Tolmezzo

Un ritratto di Gianni Cosetti collocato aall'interno del "suo" Museo Carnico, che invitava a visitare ai suoi clienti, affinché si "immergessero" nella cultura del luogo per poter meglio leggere e apprezzare i piatti che poi avrebbe proposto loro

Un ritratto di Gianni Cosetti collocato all'interno del "suo" Museo Carnico. Il grande cuoco invitava i propri clienti a visitarlo, affinché si "immergessero" nella cultura del luogo, per meglio leggere e apprezzare i piatti che poi avrebbe proposto loro

Rifarei domani stesso il viaggio per Tolmezzo, cittadina a nord di Udine, pur di concedermi un’altro pasto in questo eccellente ristorante. Il proprietario e chef, Gianni Cosetti, ha portato praticamente da solo la cucina della Carnia, questa parte del Friuli, e i suoi migliori ingredienti, nel regno dei gourmet.

Sebbene sia elegante e piccolo, con solo otto tavoli, moderno e confortevole con molti specchi, il ristorante si trova in un vecchio hotel, e non si realizza immediatamente che si sta per affrontare un’esperienza gastronomica di livello superiore. Eppure noi ci abbiamo messo appena il tempo del primo boccone.

Liliana, sorella del signor Cosetti, ci ha indirizzato verso i piatti più tradizionalidi un menu piuttosto esteso. Un antipasto di “toc in braide”, consistente in una cucchiaiata di morbida polenta sopra una crema mista di formaggi freschi e affogata in una salsa granulosa di burro fuso nella farina di polenta. Il tutto completato da un non tradizionale foie gras (il tocco finale varia con la stagione).

Ancora più esaltanti sono risultate le fette di salame cotte nell’aceto e servite sulla polenta soffice, con l’aspra salsa e la brovada, fatta di cavolo-cappuccio grattugiato e fermentato. L’effetto è simile ai crauti, solo che è più raffinato e delizioso.

La ricetta per i cjalsons varia di vallata in vallata e di casa in casa. Nel ripieno Cosetti usa ortica, uva passa, e pinoli, con ricotta salata grattugiata sopra e il fenomenale risultato è qualcosa che non avevamo mai gustato prima.

La strada per il cuore di Franco (Il compagno di viaggio dell’autrice. Ndr) è lastricata di fagioli, e lui il suo cuore lo ha lasciato a Tolmezzo, in una ciotola di fagioli pepati e zuppa d’orzo.

Illusoriamente semplice, la mia succulenta oca bollita a pezzetti con rape, era servita con una salsa di un rosso dolce come quello di un rossetto, ricavata dalla rosa canina, chiamata picecui. Ma i due tipi di frico – uno con patte e formaggio, croccante fuori e morbido dentro, l’altro croccante e sbriciolato, sono stati corroboranti. I Cjalsons sono riapparsi per il dessert; in questa veste riempiti con farcitura di frutta secca, sotto una salsa di crema rianimata con frammenti di cannella.

Il nostro unico errore è stato di affidarci ai vini della casa – uno Chardonnay tutto sommato decente, seguito da un Cabernet armonioso – piuttosto che provare qualcosa di più ambizioso. Ad ogni modo col dessert abbiamo bevuto un bicchiere del mitico Picolit (Betulle ’95 Colli Orientali del Friuli), prezioso per via delle ridotte quantità che ne vengono prodotte e per il prezzo. Nessun visitatore di questa regione dovrebbe perdere l’occasione di provarlo.

 Maureen B. Fant

(Pubblicato domenica 11 maggio 1997 su The New York Times all’interno di un reportage culinario dedicato al Friuli, dove furono messi alla prova cinque ristoranti. Traduzione di Francesco Brollo)

 Qui sotto l’articolo originale:

http://www.nytimes.com/1997/05/11/travel/an-italian-enclave-of-wine-and-ham.html?scp=2&sq=tolmezzo&st=cse&pagewanted=1

Read Full Post »