Lunghi applausi per l’interpretazione dell’attrice tolmezzina in “Portare. La muart tal gei”, il monologo di Tolazzi sulle portatrici carniche
Chi erano queste penelopi al contrario, che la mattina disfacevano la tela, portando nella gerla le armi di distruzione della società e il pomeriggio e la sera, a valle, ritessevano i rapporti sociali del paese, privo dei propri uomini che erano al fronte, e lo tenevano vivo? Ce lo ha mostrato l’attrice Sara Rainis, chi erano. Erano poco più che ragazze, magari con la schiena ingobbita, ma gli occhi capaci di meraviglia per l’incontro con un capriolo, unica oasi di pace in un tempo di sangue, urla e imprecazioni per un destino carogna, che le aveva strappate ai propri affetti.
Le portatrici carniche erano donne arruolate dall’esercito, nella prima guerra mondiale, per trasportare in prima linea armi e vettovagliamenti sul fronte carnico. Madri, future madri, figlie, sorelle catapultate in un mondo che obbliga a confrontarti con le questioni prime e ultime della vita.
Erano donne fedeli come la protagonista, o infedeli, volubili o testarde. Persone messe di fronte con brutto grugno alle umane viltà e virtù. Donne forse ingenue, ma non del tutto sprovvedute. Ossessionate dalla necessità del rigore militare: “Puntel Caterina, classe 1894, operaia militare, matricola sei due quattro” ripetuto ciclicamente in scena come un mantra; quasi una formula, che la portatrice Puntel Caterina decide di pronunciare per entrare nella parte di soldatessa ligia agli ordini, e sottrarsi così agli umanissimi sentimenti, che la terrebbero avvinta al focolare.
Le portatrici di quest’opera scritta da Carlo Tolazzi sono uno spettro di sentimenti spesso semplici, costretti a virare e ad amplificarsi sotto la luce delle esplosioni, che resero le creste di Pal Piccolo, Pal Grande e Freikofel simili a un vulcano. Erano, alla fine, forse poco più che ragazze strappate ai propri sogni, senza troppe vie di fuga dalla realtà fatta di altezze (le cime dove si combatteva) e bassezze (un ufficiale che fa il cascamorto con te e uccide il tuo uomo, che è colpevole solo di essere accecato dalla gelosia e, soprattutto, di avere il monopolio del tuo cuore).
L’attrice tolmezzina Sara Rainis ha reso con straordinaria efficacia tutto questo mazzo di diversi stati d’animo nello spettacolo – diretto da Giuliano Bonanni e prodotto dall’Accademia degli Sventati – che l’ha consegnata all’abbraccio del proprio pubblico.
Prova fisicamente impegnativa, visto che si trattava di un monologo lungo più di un’ora con repentini cambi di postura e azione, dove Rainis ha saputo alternare la fredda dizione riservata ai dispacci e agli ordini militari, a quella più cantilenata dell’alta Valle del But, rotta dall’emozione a dai drammi interiori delle portatrici. Capelli corti, costume minimale, come minima è la scenografia (in questo funzionale alla necessità di andare al midollo della narrazione, svestendola da sovrastrutture), Rainis ha dimostrando una duttilità capace di trasportare il pubblico nel maremoto di sentimenti e avvenimenti, che hanno coinvolto e stravolto la Carnia nella guerra del quindici diciotto.
Originale e importante anche la scrittura di Tolazzi, sicuramente priva di retorica (se non nella ciclicità del reincontro finale col capriolo) anzi, in alcuni passaggi disincantata e dissacrante, ma proprio per questo pronta a trasmettere l’umana tragedia delle portatrici.
Giustificati e copiosi gli applausi finali dell’Auditorium, per uno spettacolo fuori abbonamento che dimostra come, con un po’ di coraggio e ricerca, non manchino gli spunti per avvicinare il teatro alla storia della propria terra, anche al di fuori del cartellone e della vulgata ufficiale.
Approfondimenti:
L’intervista a Sara Rainis su Officine Tolmezzine
Le angherie e vessazioni che hanno dovuto subire queste povere ragazze (e i loro uomini in trincea) spiegano qualcosa anche della disfatta di Caporetto e delle tante “diserzioni”!
peccato
non lo sapevo
sarei venuta volentieri
Purtroppo per impegni non ho potuto assistere allo spettacolo essendo rientrato troppo tardi a Tolmezzo. Ma informatomi del successo avuto da Sara voglio congratularmi con Lei anche perchè i monologhi sono forse la parte più difficile che un attore può rappresentare in teatro con il pubblico che deve essere tenuto ben sveglio e senza cadute di tensione.
Mi fa piacere che il pubblico abbia attribuito a Sara gli applausi che si merita ma mi sarei aspettato che da parte di qualcuno
(amministratore pubblico?) ci fosse stata per Lei una sensibilità tangibile (in particolare nel giorno della festa della donna) al di là delle formalità e degli applausi. La terra di Carnia produce, a volte, delle eccellenze che per la mancata pubblicizzazione rimangono oscure ai più e spesso devono uscire dal proprio territorio per trovare le soddisfazioni che si meritano.
Forza Sara la parte buona della Carnia è con te.
Avevo dimenticato di fare i miei complimenti all’attrice e allo sceneggiatore: davvero bravi!
Vi segnalo l’intervista che Officine Tolmezzine ha fatto a Sara qualche giorno fa:
http://officinetolmezzine.blogspot.com/2010/03/le-portatrici-carniche-raccontate-da.html
Una serata davvero eccezionale! Al di là delle indubbie qualità di Sara (una recitazione di ottimo livello) devo sottolineare la validità e la bellezza del testo: una “ricostruzione” storico-biografica delle portatrici che le restituisce alla realtà di donne “lavoratrici” più che di “eroine”, senza falsa retorica. Le vicende amorose, i rapporti familiari, la durezza del vivere in montagna: tutte cose di cui gli storoco di solito non si occupano. Sarebbe bello poter ripetere lo spettacolo con le Scuole: un teatro che vale più di mille “lezioni”. Ci penserà qualcuno?
C’è qualcosa che unisce il teatro di sara ai bei libri di Sergio De Infanti sulla I Guerra mondiale e alle poesie di leo Zanier “Che Dio u sal meriti!”. Il prossimo 4 novembre ricordiamolo così.
Comincio dicendo che sono di parte, quindi probabilmente non del tutto obiettivo…
Ma certo che dopo l’indubbio successo di Sara, i complimenti da parte di tutti i presenti, la polemica deil mazzo di fiori non consegnati non dimenticando che quella sera ci fossero 450 persone presenti di cui più della metà paganti, oggi leggo il resoconto della stagione di prosa fatta dall’Assessore Bubisutti e dal direttore dell’ERT Manzoni, quella sera presente e prodigo di complimenti.
Vi invito a leggere nel blog di Tolmezzo questo resoconto e vedrete che l’attrice Sara Rainis e lo spettacolo Portare non sono menzionati.
W i giovani che portano il nome di Tolmezzo in alto, salvo scordarsi 5 minuti dopo, forse perchè non si è andati a ringraziare personalmente l’Assessore