Legambiente risolleva il caso dell’impianto di trattamento dei rifiuti di Villa Santina, fermo da anni nonostante l’impiego di molto denaro pubblico
A margine della settimana europea per la riduzione dei rifiuti, abbiamo intervistato Marco Lepre, di Legambiente, e Fabio Troiero, dell’osservatorio provinciale sui rifiuti, che hanno tracciato una panoramica su come (male) e quanto (poco) si faccia raccolta differenziata in Carnia. Questo mentre all’orizzonte continua a stagliarsi l’ingombrante figura dell’impianto di trattamento dei rifiuti solidi urbani di Villa Santina, fermo nonostante i soldi investiti e che rappresenta oggi l’emblema dell’immobilismo sul tema dei rifiuti, alla vigilia di una stagione che dovrà portare a una differenziazione spinta per Tolmezzo e altri comuni.
Rifiuti in Carnia / 1
Fabio Troiero, osservatorio provinciale sui rifiuti: “Come potete vedere purtroppo sono diversi anni che l’impianto è chiuso, nonostante ingenti investimenti: è un po’ una sconfitta per la Carnia. Perché la Carnia è sempre stata all’avanguardia nel trattamento di questi tipi di problemi; aveva già iniziato nella prima metà degli anni settanta con la realizzazione di un inceneritore. Purtroppo a quei tempi la tecnologia era poco avanzata, per cui dopo si è passati ad un impianto di trattamento, anche questo all’avanguardia per i tempi, però negli anni non si è riuscito ad adeguarlo alle esigenze nuove. Per cui c’è questa cattedrale lasciata un po’ a sè”.
Passiamo a Marco Lepre, che può riprendere queste osservazioni e poi cominciare ad accennarci quale è stato il bilancio di questa settimana e i problemi a monte.
Marco Lepre: “Come diceva giustamente Fabio, questo che vedete alle nostre spalle è stato inaugurato nel 1984 dall’allora ministro dell’ecologia Alfredo Biondi. È stato il primo impianto di compostaggio realizzato nella nostra regione. È stato poi il prototipo, perché sono seguiti sempre realizzati dalla Daneco del gruppo Danieli, quello di San Giorgio di Nogaro, che serve tuttora la bassa friulana e l’impianto di via Gonars a Udine, che è tuttora in funzione. Ed è stato un impianto che veniva all’epoca visitato da amministratori e scolaresche un po’ da tutta Italia, perché era stato presentato come la soluzione definitiva al problema del trattamento dei rifiuti. Erano tempi in cui si era all’inizio anche della legislazione: era appena entrato in vigore il Dpr 915 del 1982, quindi effettivamente la Carnia si trovava all’avanguardia rispetto al resto del Paese. Ed erano tempi in cui non si parlava di raccolta differenziata. Per cui il funzionamento di questo impianto prevedeva, con quello che poi si è dimostrato un grosso consumo di energia, un tentativo di separare i rifiuti che venivano mescolati normalmente nei cassonetti, nelle varie componenti: la frazione organica che doveva servire a produrre del concime, il famoso compost; la parte con più potere calorifico, cioè le plastiche, la carta e il legno, che dovevano trasformarsi in un combustibile solido, il cosiddetto RDF, che oggi si chiama anche CDR, e poi doveva esserci una minima parte che finiva in discarica. Purtroppo la realtà ha dimostrato nel giro di pochi anni che questo impianto non era la soluzione definitiva, nel senso che sembrava non ci servissero neanche le discariche. Una discarica è stata realizzata poco tempo dopo, qua a monte della confluenza della Vinadia nel Tagliamento: una discarica che doveva durare almeno cinque o sei anni e che si è riempita in un anno e mezzo, due, perché i prodotti di questo impianto di trattamento dei rifiuti, cioè il compost e l’RDF in realtà non sono serviti per abbassare i costi di gestione, e quindi non sono stati venduti ai contadini uno, e utilizzato per produrre energia elettrica l’altro, ma sono finiti prima o poi in discarica, con grave costo per i nostri comuni e per i nostri cittadini. Diceva Fabio che in realtà la Carnia è rimasta all’avanguardia nella questione dei rifiuti anche perché sulla base dell’esperienza che è nata proprio vent’anni fa a Caneva da parte del comitato nato contro la discarica, c’è stato il primo progetto pilota di raccolta differenziata, che è partito non da enti pubblici, ma proprio da un gruppo di cittadini, da un comitato. Questo è servito poi come esempio per i comuni e anche per lo stesso comune di Tolmezzo, che voglio ricordare nel 1996 era ai vertici nazionali della raccolta differenziata pro-capite della carta”.
Fabio Troiero: “Anche grazie ad un assessore all’ambiente che si chiamava Marco Lepre”.
Qui adesso non siamo ad attribuire medaglie, ci interessa più che altro capire come, partendo da quel dato lì, si sia arrivati adesso a dati che raccontano una situazione totalmente diversa. Della quale sono responsabili, se la si può chiamare responsabilità, amministrazioni bipartizan.
Marco Lepre: “Esatto, quello che probabilmente molti cittadini non sanno è che, non solo la Carnia è rimasta sostanzialmente ferma, mentre tutti gli altri andavano avanti, perché la raccolta differenziata soprattutto con l’introduzione del porta a porta ha fatto dei passi da gigante in quasi tutta Italia, ma molti pensano che comunque rispetto a certe realtà meridionali, che sono passate alle cronache circa un anno fa, parliamo di Napoli, della Campania, di questi rifiuti accumulati nelle strade; molti pensano che comunque la Carnia sia meglio come raccolta differenziata, di quelle realtà. Purtroppo abbiamo verificato che le cose non stanno proprio così e che gli obiettivi, soprattutto, fissati dalla legge ancora nel 2003, cioè il 35 per cento di raccolta differenziata, nel 2008 non era stato raggiunto ancora da nessun comune della Carnia. Quindi siamo in notevole ritardo. E teniamo conto che per il 2012 l’obiettivo è quello di arrivare al 65 per cento di raccolta differenziata”.
Rifiuti in Carnia / 2
Si accennava prima ai dati, torniamo con Troiero, per sapere quali sono i dati recenti sulla raccolta differenziata in Carnia.
Fabio Troiero: “Senza entrare in merito di ogni comunità della zona, posso dire che già quando sono venuto a disposizione di dati 2007 sono rimasto molto male, perché nel complesso della provincia di Udine, i comuni della Carnia sono tutti nella metà inferiore per quanto riguarda la percentuale di raccolta differenziata. Per non dire degli ultimi posti. Abbiamo ad esempio Paularo, con un 12 per cento di raccolta differenziata. Paluzza col 13, Sauris anche malissimo, Ampezzo anche. Insomma, non è una bella situazione. Questo vuol dire che negli ultimi anni si è lavorato poco. Anche da (parte) di chi avrebbe dovuto e potuto affrontare il problema in maniera più concreta e più efficace. Per cui è una condizione che va affrontata in maniera decisa. Prima di tutto puntando a una riduzione del rifiuto. La Comunità montana della Carnia gli scorsi anni aveva avviato una campagna per informare la popolazione, che però dopo ha dato risultati molto negativi. L’appalto dei servizi è stato dato alla Net, che si occupa di altre ampie realtà provinciali, che però non è che abbia conseguito dei buoni risultati. Questo dispiace molto, ma ci sono molti margini di miglioramento, per fortuna”.
Marco Lepre: “C’è poi una cosa che piange un po’ al cuore: è pensare che in tutti questi anni, in cui siamo sostanzialmente restati fermi con la raccolta differenziata, sono stati spesi circa quattro miliardi e mezzo per la ristrutturazione di questo impianto di Villa Santina che è alle nostre spalle. L’impianto praticamente non funziona dal 1996/97. E questo è un dato molto grave, perché abbiamo praticamente una cattedrale nel deserto. E nessun amministratore pubblico ha poi spiegato i motivi per cui l’impianto, una volta ristrutturato, non è mai ripartito”.
Fabio Troiero: “In più, a livello provinciale, questo fatto ha provocato una considerazione molto negativa di quelli che sono i centri decisionali amministrativi della zona, da parte degli altri amministratori provinciali, che si chiedono come mai in tanti anni non è stata affrontato questo problema di un investimento consistente fatto pochi anni fa”.
Su questo si può provare a ipotizzare una bozza di risposta?
“Noi immaginiamo che soprattutto ci si sia resi conto, ahimé alla fine dei lavori, quindi alla metà degli anni 2000, che il consumo di energia e il costo del trattamento dei rifiuti di questo impianto, che era pensato probabilmente con una filosofia che precedeva il boom della raccolta differenziata, era tale che rendeva anti economico il trattamento dei rifiuti attraverso questo impianto. Perché a noi piange tanto il cuore, non solo perché sono soldi che temiamo siano buttati via. Ma perché con questi soldi si potevano fare tante cose per la risoluzione del problema dei rifiuti e anche per dare occupazione ai giovani in questo settore. Quello che noi chiediamo ed è un po’ la conclusione di questo bilancio che abbiamo fatto nella settimana per la riduzione dei rifiuti che ha visto sei incontri a livello di vallata di associazioni inter comunali, è stata una richiesta nei confronti di tutti gli amministratori dei nostri comuni, che ci sia almeno un consigliere comunale, non diciamo un sindaco e un assessore, che si prenda a cuore questo problema dei rifiuti e cominci a seguirlo con la dovuta attenzione. Ci sono molte cose che si possono fare senza spendere soldi, facendo un salto veramente di qualità, anche per quanto riguarda la gestione dell’ambiente, oltre che i costi e quindi delle tasse che pagano i cittadini. E questo noi pensiamo sia possibile, senza avere bisogno che lo faccia la comunità montana. Alla fine di questi incontri, abbiamo intenzione di inviare un documento ai comuni per chiedere un impegno concreto e di verificarlo a distanza di alcuni mesi”.
Si accennava prima alle classifiche sulla raccolta differenziata. Qual è lo stato su Tolmezzo?
Fabio Troiero: “Tolmezzo, che nel 1996 era risultato il terzo comune riciclone d’Italia, per quel che riguarda la raccolta differenziata della carta, adesso è circa a medio bassa classifica a livello provinciale. Secondo me vive ancora sulle posizioni che aveva conquistato a quei tempi. A onor del vero bisogna dire che c’è stato un’iniziativa sull’organico (sui rifiuti organici), in quanto sono stati distribuiti alle famiglie dei compostatori – peraltro non molto funzionali – e questo ha permesso un abbattimento del dieci per cento sul costo della raccolta dei rifiuti per i cittadini. Chi accettava il compostatore gli è stato riconosciuto un dieci per cento, cosa che effettivamente è stata fatta in seguito”.
Dieci per cento che dovrebbe essere mantenuto, almeno stando alle dichiarazioni dell’assessore comunale Pascolo, anche con l’introduzione poi della raccolta differenziata totale dell’umido porta a porta prevista per il 2010 della quale parleremo prossimamente.
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